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Racconto n°

9

Categoria:

CORONAVIRUS

Andrà tutto bene. Raffaella Franceschini


È ora. Il momento in cui si incontrano. L’attimo in cui riesco a vederli tutti insieme.
Questa sarà l’ultima volta.
Andrà tutto bene.
Vorrei poterlo urlare, vorrei che mi potessero sentire. Di tentativi in questi giorni ne ho fatti tanti.
Ho gironzolato per casa alla ricerca di qualcosa che potesse fare al caso mio. Poi l’ho visto. Il vecchio bastone di ferro che usavo per aprire la botola che portava in soffitta, quasi fosse una bacchetta magica che creava uno squarcio misterioso nel cielo notturno.
Il bastone cade a terra e il suo tonfo rimbalza tra le pareti del corridoio.
«Mamma!!!» urla Laura dopo essere uscita dalla sua stanza.
«Che cosa c’è?».
«Hai fatto cadere il bastone di papà?».
«Tesoro, no. Non sono stata io. Sono al piano di sotto».
Osservo mia figlia e la sua espressione stranita. Raccoglie il bastone con la mano che trema e lo ripone nell’incavo del muro dove è sempre stato. Poi si chiude la porta alle spalle lasciandomi solo in corridoio.
Avrei voluto accarezzarle il viso, come facevo quando era una bambina timida e introversa, e avrei voluto stringere le mani di mia moglie, forte e tenace oggi come in passato. Per questo l’ho amata e l’amerò sempre.
Andrà tutto bene.
Ho cercato di urlarlo a Maria e alla mia dolce nipotina che dall’inizio della quarantena non ho potuto più vedere. Le guardo emozionato mentre trascorrono le loro giornate chiuse in casa senza poter godere della luce del sole sulla pelle.
«Luca, Alexa è impazzita» dice all’improvviso Maria mentre tiene la piccola in braccio.
«Perché?» domanda mio genero seduto al tavolo della cucina.
«Chiede di ripetere il comando».
«Come è possibile se non siamo in soggiorno?».
Luca risale alla scheda madre. Sapevo che l’avrebbe fatto.
«Oh…» sibila perplesso.
«Cosa succede?».
Lo vedo deglutire mentre osserva mia figlia con un’espressione incredula.
«Chi ha detto ad Alexa “Riproduci la canzone del mare”?».
Maria guarda un punto fisso davanti a sé prima di pronunciare un’unica parola.
«Papà…».
Sì, tesoro.
L’odore del mare e il rumore delle onde ti diranno sempre dove sono.
Andrà tutto bene.
Ho provato a urlarlo a mio nipote Giacomo a cui ho voluto bene come al figlio maschio che non ho mai avuto.
«Elisa, hai toccato tu la mia foto di quando ero piccolo?» domanda a sua moglie.
«Quale?».
«Quella chiusa nella vetrinetta in salotto».
«Assolutamente no».
Giacomo osserva la foto che gli ho regalato a Natale. Posa una mano dietro la nuca mentre si chiede chi abbia inclinato la cornice sopra un portacenere in un equilibrio fatto a regola d’arte.
E ora eccomi qui vicino a tutti loro, che ogni sera sfidano la solitudine della quarantena con Skype.
«Family, devo dirvi una cosa» asserisce mia figlia Maria.
La ascolto parlare con il cuore che diventa sempre più leggero parola dopo parola.
La consapevolezza si fa strada nei loro cuori. La sofferenza dei giorni perduti ci ha resi indifesi ma è nella comprensione che si trova la pace.
Perché proprio io?
Perché così?
Perché ora?
Più di una volta me lo sono chiesto ma adesso sono pronto ad accettare il corso degli eventi.
Ora il tempo sembra essersi fermato ma presto ritornerà a sorridere rifiorendo a nuova vita, come l’amore.
Per chi ama non esiste il tempo.
Per chi ama non esiste lo spazio.

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