Ci sono rimasti solo gli occhi.
Occhi grandi, piccoli, storti, azzurri, verdi, marroni, gialli.
Occhi stanchi e occhi arzilli.
Occhi che sorridono.
Occhi che piangono.
Occhi che parlano.
Perché noi due ci conosciamo da una vita e da una vita ci salutiamo dal balcone, per le scale, nei garage.
Ci conosciamo da sempre e non abbiamo mai scambiato più di qualche parola di rito.
Eppure in questi giorni di silenzi forzati, di pomeriggi passati sul balcone nella speranza che tutto finisca presto, qualcosa è cambiato.
Quello strato di tessuto che separa le nostre emozioni dal mondo, ha rotto i muri che la timidezza aveva creato tra noi.
Hai cominciato tu, quel pomeriggio mentre io come al solito, mi ero affacciata al balcone.
Mi hai chiamato, mi sono girata e non hai detto una parola ma i tuoi occhi sapevano già tutto, sapevano di quella parente lontana che questo virus aveva fatto ricoverare e del futuro che nessuno sapeva come sarebbe andato.
Io ti ho guardato, passerà anche questa, ho detto.
E così, come la volpe e il Piccolo Principe, ogni giorno alla stessa ora, ci siamo affacciati al balcone e chiacchierato con gli occhi.
Ora che tutto sta per finire, noi continuiamo ad addomesticarci nell’attesa di poterci sorridere senza barriere.